Hyakutake: 
la cometa del 1996
di Lorenzo Comolli
Questo articolo è frutto di una ricerca fatta in occasione del mio esame di maturità, scritta quindi nel giugno 1996. L'ho portata all'orale per essere esaminata e discussa con i professori di Fisica e di Geografia Astronomica. Inoltre questa ricerca ha vinto il concorso fotografico del Gruppo Astronomico Tradatese nel 1997 per le fotografie della cometa, oltre che per altri lavori fotografici sulle eclissi del 1996.

Le comete

Una cometa è un piccolo corpo del nostro sistema solare che orbita intorno al Sole come fanno la Terra e gli altri pianeti.
Il cuore delle comete è il nucleo, o corpo solido, che è normalmente tra 1 e 20 km di diametro e si suppone sia una "palla di neve sporca". Questa definizione, data da Fred Whipple, riassume la composizione media di una cometa: ghiaccio di acqua, anidride carbonica, ammoniaca e polvere. In particolare esiste solitamente uno strato di materiale organico (una sorta di catrame) di poche decine metri di spessore che ricopre il nucleo e lo rende tra i corpi meno riflettenti di tutto il sistema solare (bassissimo albedo).
Quando è lontana dal Sole, c’è una piccolissima attività che si sprigiona dal nucleo, mentre quando la cometa si avvicina al Sole, la radiazione solare scalda il nucleo, causando dalla parte del Sole la sublimazione del ghiaccio che viene espulso da vari buchi, trasportando via molti atomi e molecole che costituiscono sia i diversi ghiacci, sia le polveri, sia le rocce del nucleo originario. Questa fuoriuscita crea sia la chioma attorno al nucleo che si estende per migliaia, centinaia di migliaia e talvolta anche milioni di km dal nucleo, sia la coda di materiale che normalmente viene spinto dal vento solare nella direzione opposta al Sole. Una volta innescata questa attività, il vero nucleo è invisibile dalla Terra a causa del materiale interno alla chioma che maschera il piccolo nucleo. Infatti il punto più luminoso delle comete viene chiamato dagli astronomi "falso nucleo".

La scoperta

Nella prima mattina del 31 gennaio 1996 (ore 21 del 30 gennaio per l’Italia), l’astrofilo giapponese Yuji Hyakutake scopriva la sua seconda cometa nel giro di sole cinque settimane. Il nuovo astro chiomato si trovava straordinariamente vicino (appena 3°) alla cometa scoperta sempre da Hyakutake il 26 dicembre 1995.
Per le sue ricerche l’astrofilo giapponese utilizza uno speciale binocolo con lenti di 15 cm di diametro (!) che sviluppano 25 ingrandimenti.

Le caratteristiche

Dopo alcune settimane di frenetico lavoro, Brian Marsden (Central Bureau for Astronomical Telegrams) riuscì a calcolarne l’orbita. Stupì subito una caratteristica: il 25 marzo la cometa avrebbe "sfiorato" la Terra alla distanza di soli 15 milioni di km, pari a 1/10 della distanza Terra-Sole (detta UA, Unità Astronomica).
Inoltre si calcolò che il 1° maggio, giorno del perielio, sarebbe stata abbastanza vicina anche al Sole: solo 34,5 milioni di km, cioè 0,23 UA.
Anche se queste caratteristiche la rendono una cometa singolare, non bastano per portarla ai primissimi posti né nella classifica dei grandi avvicinamenti alla Terra, né soprattutto in quella degli avvicinamenti al Sole. Infatti in quest’ultima spiccano le comete che o si sono vaporizzate nel globo di fuoco della nostra stella o che hanno attraversato la corona solare.
Riguardo al nostro pianeta è da ricordare la cometa che detiene il record di avvicinamento: la Lexell che nel 1770 passò a 0,015 UA, equivalenti a 2,2 milioni di km, cioè solo 6 volte la distanza Terra-Luna. (vedi tabella avvicinamenti)
 
Avvicinamenti di comete alla Terra
Distance (AU) Date (TT) Permanent designation
0.0151  1770 July  1.7 D/1770 L1 (Lexell)
0.0229 1366 Oct. 26.4  55P/1366 U1 (Tempel-Tuttle) 
0.0312  1983 May  11.5 C/1983 H1 (IRAS-Araki-Alcock)
0.0334 837 Apr. 10.5 1P/837 F1 (Halley)
0.0366 1805 Dec.  9.9 3D/1805 V1 (Biela)
0.0390 1743 Feb.  8.9 C/1743 C1
0.0394 1927 June 26.8 7P/Pons-Winnecke
0.0437 1702 Apr. 20.2 C/1702 H1
0.0617 1930 May  31.7 73P/1930 J1 (Schwassmann-Wachmann 3)
0.0628 1983 June 12.8 C/1983 J1 (Sugano-Saigusa-Fujikawa)
0.0682 1760 Jan.  8.2 C/1760 A1 (Great comet)
0.0839 1853 Apr. 29.1 C/1853 G1 (Schweizer)
0.0879 1797 Aug. 16.5 C/1797 P1 (Bouvard-Herschel)
0.0884 374 Apr.  1.9 1P/374 E1 (Halley)
0.0898 607 Apr. 19.2 1P/607 H1 (Halley)
0.0934 1763 Sept.23.7 C/1763 S1 (Messier)
0.0964 1864 Aug.  8.4 C/1864 N1 (Tempel)
0.0982 1862 July  4.6 C/1862 N1 (Schmidt)
0.1018 1996 Mar. 25.3 C/1996 B2 (Hyakutake)
0.1019 1961 Nov. 15.2 C/1961 T1 (Seki)

Qual è l’origine di questa cometa?
Alcuni dati ricavati dall’analisi dell’orbita riguardano il periodo orbitale: la cometa si avvicinerà ancora al Sole tra ben 14.000 anni (questo dato è tuttavia ancora incerto). Ma non è sempre stato così lungo: infatti nella precedente orbita il periodo era di 8.000 anni, e l’allungamento è stato causato probabilmente dall’influenza gravitazionale della Terra durante l’avvicinamento.
Da tutto ciò si può dedurre che, probabilmente, questa è una cometa che proviene dalla nube di Oort, una nube sferica di detriti della formazione del sistema solare che ne segna i confini con lo spazio interstellare.
Altre ipotesi sull’origine delle comete sono state elaborate: in particolare lo studio del nucleo ha fatto supporre che si tratti di un FRAMMENTO DI UNA COMETA PIÙ GRANDE CHE SI È DISGREGATA IN UN PRECEDENTE PASSAGGIO AL PERIELIO.
Altre due caratteristiche importanti del nucleo sono il periodo di rotazione (6,6 h) e le dimensioni del nucleo (2-3 km): queste caratteristiche sono strettamente collegate come vedremo nel paragrafo "Il nucleo".
Stupiscono entrambe per il loro basso valore, spiegabile in base alla teoria del frammento di una cometa più grande.

La cometa dal... giardino

L'occasione era ghiotta: dopo molti anni, tornava ad essere visibile una grande cometa: per tutti gli astrofili è stata una autentica sorpresa! E che sorpresa: chi si è potuto recare ad osservare in alta montagna non dimenticherà mai lo spettacolo.
Ma anche chi, come me, ha osservato dalla pianura, e per di più dal centro di una piccola città, ha potuto documentarne il passaggio con delle foto a grande campo.
Queste foto rendono l’idea di cosa è possibile fare con dei mezzi modesti, alla portata di tutti.
E’ bastata infatti una comune macchina fotografica reflex a obiettivi intercambiabili, un cavalletto a cui fissarla (nel mio caso un telescopio che serviva solo da supporto e contemporaneamente inseguiva il moto della volta celeste) e una pellicola fotografica sensibilissima (3200 ASA), ma non difficile da trovare in commercio.

Le immagini del falso nucleo

Tutti gli osservatori del mondo si sono mobilitati per osservare la cometa: immagini a piccolissimo campo (forti ingrandimenti) prese sui Pirenei da Pic du Midi, dall’ Hubble Space Telescope (fuori dall’atmosfera terrestre) e da vari osservatori professionali ed amatoriali muniti di CCD ("macchina fotografica" digitale), hanno mostrato oggetti che si allontanavano dal nucleo. Il nucleo perdeva dei frammenti a causa probabilmente del campo gravitazionale terrestre, che scomparivano dopo qualche settimana, evaporando.
Il fenomeno è stato rilevato prima come aumento dell’attività del nucleo, e successivamente come frammenti che si allontanavano dal nucleo in direzione antisolare.
Un’altra caratteristica visibile sono i getti: sulla superficie della cometa avvengono delle esplosioni causate dal riscaldamento del ghiaccio da parte del Sole.
La struttura che si forma assomiglia a una fontana perché i getti vengono curvati dal vento solare.
Inoltre il materiale espulso si raggruppa in strutture circolari centrate sul nucleo, visibili nella direzione del Sole, dette aloni o shell.
La struttura risultante dei getti e degli aloni viene detta, per la sua forma, ruota del carro.
Studiando l’evoluzione temporale di queste strutture è possibile arrivare a determinare il periodo di rotazione del nucleo, sapendo che i getti sono creati da zone fisse sulla superficie del nucleo e che sono quindi coruotanti con esso.

Il nucleo

Una delle più grosse sorprese viene dello studio del nucleo: si credeva fosse di circa 10-20 km, invece gli studi ne hanno rivelato uno piccolissimo di soli 2-3 km.
Il dato è stato ottenuto attraverso il radiotelescopio di 70 m di diametro a Goldstone in California: Steve Ostro (JPL di Pasadena), dopo aver sparato un fascio di microonde verso la cometa, ha registrato il segnale riflesso. Dallo spostamento doppler delle onde riflesse dal nucleo e, conoscendo il periodo di rotazione, si può risalire alle dimensioni del nucleo. La sottigliezza della dispersione doppler delle onde riflesse suggerisce una dimensione non superiore ai 3 km.
Inoltre si può capire che il nucleo è più piccolo di 7,5 km dal fatto che l’ Hubble Space Telescope non lo ha risolto, pur avendo un potere risolutivo al momento della ripresa di 7,5 km appunto.

Un altro parametro del nucleo, il periodo di rotazione, è stato determinato in base alla rotazione dei getti: è circa 6,6 ore. Le misure sono state eseguite al telescopio NTT dell’ESO e dal riflettore da 105 cm di Pic du Midi. (Figura di pag.13)

L’attività del nucleo è straordinaria se riferita a quella della cometa di Halley: probabilmente quasi il 100% della superficie è attiva, contro il 10% della Halley. Sono state rivelate moltissime molecole:
• molecole abbondanti e comuni: HO, CN, CO;
• molecole rare ma importanti: HCHO (formaldeide), CH3OH (metanolo), NH3 (ammoniaca), S2;
• alcune molecole sono assolutamente nuove per una cometa: C2H6 (etano), C2H2 (etilene), HNC (acido isocianico), HDO (acqua deuterata).
Questa grande attività spiega bene i frammenti di cometa staccatisi a cominciare dal 21 marzo.

E’ stato anche ipotizzato che la Hyakutake sia una cometa extrasolare, proveniente da un altro sistema stellare. Come una cometa della nube di Oort può essere diretta all’interno del sistema solare dal disturbo gravitazionale di una stella passata vicino alla eliosfera, così può anche essere mandata all’esterno. Lo stesso può succedere ad altri sistemi stellari. Lo si è dedotto dall’abbondanza di metano ed etano, due molecole non molto abbondanti per i corpi solari. Le prime stime riportano che il 2% del materiale cometario sarebbe etano!

E’ importante cominciare anche ad esaminare i rapporti tra le molecole rivelate: in particolare è utile notare il rapporto tra la produzione di OH (creato dalla dissociazione dell’acqua) e CN. L’emissione di acqua è simile a quella della Halley, mentre di CN la Hyakutake ne emette solo 1/3.
Questo dato conferma che, siccome la maggior parte di superficie è attiva, esiste una crosta di materiale organico molto ridotta (fonte di CN).

Ma allora qual è l’origine della cometa Hyakutake? Tutti i dati finora accumulati fanno ritenere che si tratti di UNA COMETA GIOVANE, PICCOLA, MOLTO ATTIVA, FORSE UN FRAMMENTO DI UNA COMETA MOLTO PIÙ GRANDE CHE SI SPEZZÒ IN UN PRECEDENTE PASSAGGIO AL PERIELIO.
A questa conclusione è giunto il GAT, Gruppo Astronomico Tradatese, che pubblicherà presto quest’ ipotesi sulla rivista scientifica "Nature".

La coda

Sono state eseguite anche osservazioni della coda con telescopi a grande campo (bassi ingrandimenti) e con comuni obiettivi fotografici.
Si vede che alcuni filamenti della coda hanno una struttura a spirale, causata dal gas espulso dai getti, coruotanti col nucleo.
Nei giorni del massimo avvicinamento alla Terra, si è manifestato un fenomeno detto "distacco della coda di plasma", con riformazione immediata di nuova coda. Questo fenomeno è spiegato in base all’inversione del campo magnetico solare: il campo magnetico è trasportato dalle particelle del vento solare che si allontanano dal Sole, con un moto spiraleggiante. Ma, a causa della rotazione solare, il campo magnetico è alternativamente di polarità Nord e Sud. Le particelle della coda di ioni della cometa sono soggette ai campi magnetici, in quanto ionizzate (e quindi cariche elettricamente). La coda si forma quindi secondo l’influenza del campo magnetico che impone alle particelle ionizzate di disporsi lungo le linee di forza del campo magnetico. Siccome le linee del campo magnetico vengono curvate dalla chioma, si crea intorno alla cometa un campo magnetico a forma di V con la punta rivolta verso il Sole. Ma quando il campo magnetico si inverte (la cometa incontra zone diverse di vento solare nello spostarsi lungo la sua orbita), la coda si stacca e se ne forma un’altra.

Per motivi prospettici la coda sarebbe stata estesa al massimo per 60 gradi. Nonostante ciò, la sua luminosità ha fatto sì che moltissimi astrofili hanno osservato e fotografato nelle migliori notti una coda azzurra estesa proprio per 60 gradi!

La cometa ai raggi X

Il satellite per osservazioni ai raggi X ROSAT ha fotografato per la prima volta la chioma di una cometa!

Nessuno prevedeva che una cometa emettesse così tanti raggi X: infatti i raggi X vengono normalmente emessi dai corpi più caldi dell’Universo. Invece una cometa è un corpo sicuramente più freddo di quanto sia necessario per emettere tale radiazione.
Due sono i meccanismi proposti per generarli:
1. fluorescenza: i raggi X solari vengono assorbiti dalla chioma e poi riemessi in tutte le direzioni. Questo meccanismo però necessita di una alta densità di molecole che assorbano e riemettano i raggi X solari. I calcoli indicano che ci vorrebbe così tanto materiale che la sua massa eguaglierebbe la massa dello stesso nucleo della cometa, il che è improponibile.
2. collisione tra vento solare supersonico e materiale della cometa.

Quel che è certo è il fatto che il Sole è in qualche modo coinvolto. Infatti la maggior parte della radiazione viene emessa da una zona in direzione solare.
Nei prossimi mesi studi più approfonditi verranno pubblicati, e allora si potrà forse svelare il mistero.

Le previsioni

Molte previsioni riguardanti la luminosità prevista per la cometa sono state confermate, ma solo fino alla metà di aprile circa: poi ci si aspettava un ulteriore aumento di attività che però è stato smentito dai fatti.
Un’altra delle previsioni degli astronomi è stata smentita: è una conferma alla grande imprevedibilità delle comete. Alla fine di marzo ci si stupì per la grande attività del nucleo: ci si aspettava quindi che avvicinandosi a soli 35 milioni di km dal Sole, la cometa sarebbe esplosa dividendosi in più nuclei. Ma questo NON è avvenuto! Lo si può notare dalle immagini riprese al momento del perielio dalla sonda SOHO.

L'anno prossimo si replica: arriva la Hale-Bopp!

Aprile 1997: arriva al perielio la Hale-Bopp: è probabilmente una delle più grandi comete conosciute (nucleo di 40 km di diametro?).
Purtroppo quest’ultima non passerà per nulla vicino alla Terra, un po’ meno di 1 UA. Nonostante ciò, si prevede uno spettacolo grandioso!
La Hyakutake è stata quindi una sorta di assaggio!
La miglior visibilità dall’Italia sarà nei mesi di febbraio, marzo e aprile 1997.

Una cometa all’alba del terzo millennio:
dialogo tra una signora e un astronomo a proposito della grande cometa del 1861.

- Signore, i giornali dicono che abbiamo una cometa.
- Si, signora, una cometa bellissima; nella storia dell’astronomia non ve ne fu una più bella.
- Che cosa predice la cometa?
- Assolutamente nulla, signora.
- Ed è bel tempo?
- Splendido, signora; e, se solo volete uscire in giardino, la potrete vedere.
- Ah! Se non può fare né del bene né del male, non vale la pena di scomodarsi.
E, detto questo, la signora va a dormire.
Mi si dirà:
- A che serve l’astronomia?
Rispondo:
- Serve a far sì che nel 1861 si possa andare a dormire senza timore, anche quando in cielo vi è una splendida cometa!
 


HTML Editing and Publishing by Lorenzo Comolli. Il mio e-mail è: comolli@libero.it.
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