|
Ammassi
globulari: le riprese CCD
Enrico Prosperi
Articolo pubblicato sul numero 241 (aprile 2003)
della rivista
l'Astronomia, rubrica Profondo Cielo
|
Sommario |
|
|
-
Le situazioni difficili
-
Figura 2b. Un
confronto tra le immagini di un ammasso globulare poco denso (NGC6366)
ed uno aperto concentrato (M11).
-
Figura 2c. Due
oggetti tra i più facili del Catalogo di Ammassi Globulari di Monte
Palomar: Pal7 e Pal8.
|
|
Gli
ammassi globulari |
Fra gli oggetti galattici, gli ammassi globulari
sono i più rappresentati nel Catalogo compilato dall’astronomo francese
Charles Messier: ne incluse, infatti, ben trenta. Questo primato è
dovuto alla relativa facilità con cui se ne riesce a distinguere
un buon numero, anche con strumenti modesti. L’aspetto visuale dei più
luminosi è quello di una macchiolina diffusa, di forma circolare
e simmetrica, con un centro brillante che sfuma velocemente ai bordi ed
in cui, con strumenti di maggiore apertura, risulta possibile risolvere
alcune delle stelle più brillanti. |
Nonostante Messier annoverasse
i più spettacolari tra quelli visibili dall’emisfero boreale, ne
esistono altri che, per luminosità ed estensione, sono confrontabili
con alcuni di quelli inclusi nel suo Catalogo. (Vedi le riprese CCD di
NGC6553 e NGC6712). |
![](fig2a_lr.jpg) |
Figura
2a. Due ammassi globulari del Catalogo NGC. Alcuni di questi sono confrontabili,
per luminosità ed estensione, con quelli del Catalogo Messier.
Osservatorio di Castelmartini (MPC
160). Telescopio: S-C 254mm, f/7,0. |
La facilità con la quale
si possono realizzare pregevoli riprese ccd di ammassi globulari al fuoco
primario di un telescopio amatoriale è dovuta ad alcune loro caratteristiche
che possono consentire l’impiego, con risultati accettabili, anche di una
webcam e che sono così riassunte:
-
le dimensioni, comprese tra alcuni primi d’arco fino ad una
ventina per i più estesi, si sposano perfettamente con il campo
solitamente inquadrato sul CCD da uno strumento amatoriale;
-
l’elevata luminosità che consente l’utilizzo di pose
brevi (da alcuni fino a poche decine di secondi), che facilita, anche per
i meno esperti, la realizzazione di riprese di buona qualità e senza
necessità di inseguimento;
-
l’evidenza con cui si riesce, in quasi tutti gli ammassi,
a distinguere un certo numero di stelle componenti.
Una particolare attenzione per salvaguardare la qualità,
soprattutto estetica, delle riprese va riposta nel prevenire la saturazione
delle stelle di campo più luminose. Questo può essere realizzato
mediante un certo numero di riprese individuali più brevi e con
la loro ricomposizione finale, in sede di elaborazione. |
![](fig1_lr.jpg) |
Figura
1. Riprese CCD di alcuni ammassi globulari inclusi nel Catalogo di
Messier.
Osservatorio di Castelmartini (MPC
160). Telescopio: S-C 254mm, f/4,8÷f/7,0. |
Ci sono tuttavia delle situazioni in cui gli ammassi risultano
particolarmente evanescenti o difficili da individuare, quali:
-
la posizione in campi particolarmente affollati di stelle
nella Via Lattea;
-
l’elevata attenuazione prodotta dalle polveri e dai gas presenti
in prossimità del piano galattico;
-
l’aspetto poco denso di alcuni di essi e tale da non essere
immediatamente riconoscibile come globulare. Si confronti, a quest’ultimo
proposito, l’aspetto poco concentrato di NGC6366 (globulare, classe di
concentrazione XI) con quello del vicino M11, il cosiddetto Ammasso dell’Oca
Selvaggia (Wild Duck Cluster) che è un aperto.
|
![](fig2b_lr.jpg) |
Figura 2b. Un
confronto tra le immagini di un ammasso globulare poco denso (NGC6366)
e di un ammasso aperto concentrato, M11. Anche per la maggiore luminosità
delle sue stelle, quest’ultimo sembra possedere un maggior grado di concentrazione.
Telescopio: S-C 254mm, f/7,0. |
![](fig2c_lr.jpg) |
Figura 2c. Due oggetti tra
i più facili del Catalogo di Ammassi Globulari di Monte Palomar:
Pal7 e Pal8. Entrambi si collocano in direzione del rigonfiamento centrale
della Galassia.
Telescopio: S-C 254mm, f/7,0. |
Alcuni ammassi globulari sono stati identificati
solo in tempi relativamente prossimi e, probabilmente, ce ne devono essere
ancora altri nascosti in direzione del centro galattico. Alcuni (15)
di quelli scoperti recentemente sono inclusi in un catalogo compilato all’osservatorio
di Monte Palomar: si vedano le immagini di due tra i più facili
di questi, Pal7 e Pal8.
In altri casi, invece, soprattutto quando le cause che
ne rendono difficile l’individuazione si sommano, questi oggetti possono
divenire critici anche con i moderni rivelatori elettronici e rappresentare
un difficile test di verifica dell’efficienza della strumentazione ed in
particolare, della sensibilità delle camere CCD nella porzione infrarossa
dello spettro elettromagnetico, laddove si riesce meglio a penetrare attraverso
le dense nubi di gas e polveri interstellari che li offuscano. |
articolo di Enrico
Prosperi - l'astronomia n.241 - aprile 2003
|
|
|