ECLISSE ANULARE DI SOLE DEL 3 OTTOBRE 2005
di Simone Bolzoni
 

Il resoconto e le numerose immagini di Chiara Riedo su ASTROKIARA
 
 
Una sequenza delle fasi centrali dell'eclisse, ottenuta da Chiara Riedo. Obiettivo da 50mm e webcam Philips Toucam Pro modificata; i singoli frames sono separati di 130 secondi l'uno dall'altro.

 
La fase anulare centrale ripresa da Simone Bolzoni. Newton 120/720 al fuoco diretto f/6, posa di 1/60" su pellicola Kodak Elite 100.

 
Altra sequenza di Chiara Riedo, con un numero maggiore di frames, che risultano parzialmente sovrapposti. Obiettivo da 50mm e webcam Philips Toucam Pro modificata; singoli frames separati di 75 secondi l'uno dall'altro.

 
Quattro immagini, ottenute in rapida sequenza intorno all'istante del II contatto, mostrano l'apparizione dei grani di Baily. Newton 120/720 al fuoco diretto f/6, pose di 1/60" su pellicola Kodak Elite 100. Riprese di Simone Bolzoni.

 
Sequenza di cinque immagini riprese tra l'inizio e la fine della fase anulare col newton 120/720, al fuoco diretto f/6, da Simone Bolzoni. I grani di Baily al II contatto (in alto a sinistra) ed al III (in basso a destra) sono profondamente diversi. Pose di 1/60" su pellicola Kodak Elite 100.

 
In questa immagine tutte le fasi dell'eclisse, riprese da Chiara Riedo coi suoi strumenti.

 
Quattro immagini, ottenute in rapida sequenza intorno all'istante del III contatto, mostrano l'apparizione dei grani di Baily. Newton 120/720 al fuoco diretto f/6, pose di 1/60" su pellicola Kodak Elite 100. Riprese di Simone Bolzoni.

 
L'istante del II contatto ed i conseguenti grani di Baily. Newton 120/720 al fuoco diretto f/6, posa di 1/60" su pellicola Kodak Elite 100. Ripresa di Simone Bolzoni.
L'istante del III contatto ed un esteso grano di Baily, che è rimasto visibile per molti secondi. Newton 120/720 al fuoco diretto f/6, posa di 1/60" su pellicola Kodak Elite 100. Ripresa di Simone Bolzoni.

 
Sequenza ottenuta durante la fase parziale in uscita da Chiara Riedo. Obiettivo da 50mm e webcam Philips Toucam Pro modificata; singoli frames separati di 120 secondi l'uno dall'altro.

 
Tante piccole immagini dell'eclisse, proiettate al suolo dai buchi in un cartoncino, secondo il principio del foro stenopeico. Foto di Chiara Riedo e Simone Bolzoni.

 
Alcuni scatti ottenuti durante le fasi parziali. A sinistra in ingresso, alle 10.00 e 10.30 estive; a destra in uscita, alle 11.30 e 12.00. Newton 120/720 al fuoco diretto f/6, pose di 1/250" su pellicola Kodak Elite 100. Riprese di Simone Bolzoni.

 
La fase anulare centrale, in una simpatica cartolina che rappresenta anche la squisita paella che ci siamo gustati a Valencia dopo l'eclisse. Montaggio di Chiara Riedo.

 
Questi disegni (di Simone Bolzoni) rappresentano ciò che si può vedere ad occhio nudo durante un'eclisse anulare: a sinistra se si guarda per un istante senza alcuna protezione (MA ATTENZIONE: IL SOLE E' PERICOLOSO PER LA VISTA!), a destra con un filtro adeguato e sicuro.

 
Il luogo di osservazione è un campo tra i frutteti. Da sinistra: Simone Bolzoni, Noemi Miglierini (china su una macchina fotografica appoggiata al suolo) e Michele Giavini. Foto di Chiara Riedo.

 
Simone intento all'osservazione col suo newton 12cm f/6. Sullo sfondo il telescopio Konusky 150/1200 di Chiara, e Noemi. Si noti l'assoluta assenza di nuvole in un cielo molto limpido. Foto di Chiara Riedo.

 
Foto di gruppo con i tradizionali "occhialini" alla fine del campo. Ora ci aspetta un viaggio di 1.500 km per tornare in Italia!

 
Michele e Noemi impegnati nelle riprese con teleobiettivo a mano libera. Il newton è il loro 130/720 mm. Ripresa di Simone Bolzoni.

 
Il campo osservativo, guardando verso est. In lontananza si vedono i monti sopra Gandia, dove, nonostante le molte nubi del mattino, il cielo è ormai sereno. Foto di Simone Bolzoni.

 
Lo strano scenario, disseminato di copertoni di camion, dal quale abbiamo osservato l'eclisse. Ripresa di Simone Bolzoni.

 
Il sito di osservazione, indicato dalla stella gialla, molto prossimo alla linea di eclisse centrale e qualche decina di km a sud di Valencia. Al mattino, i nuvoloni che stazionavano su Gandia (la città dove alloggiavamo), ci hanno convinto a cercare un sito più all'interno, ed è stata senz'altro una scelta azzeccata.

 

RESOCONTO DELLA SPEDIZIONE
 

PRIMO GIORNO (sabato 1° ottobre)
Le tre della notte. E’ stato necessario partire ad un’ora assurda: raggiungere in auto la Spagna non è impresa da poco, e noi volevamo anche avere un po’ di tempo per cercare da dormire e per vedere almeno qualcosa già il primo giorno. E poi, avendo a disposizione soltanto cinque giorni (compresi sabato e domenica, e considerando l’ultimo per un sano riposo a casa), bisognava fare assolutamente in fretta. Le prime due ore le impiego per raggiungere Condove, dove si unisce a me Chiara; poi, subito verso il Colle del Monginevro. Le ultime ore della notte si rivelano propizie per ben due avvistamenti di volpi, lungo la strada per il valico. Il ritmo rallenta un po’, per la salita, ma anche per i tanti lavori stradali in vista delle ormai prossime Olimpiadi Invernali 2006 di Torino.
Si passa dunque in Francia. Il cielo è limpido e stellato, dominato dal rosso Marte, e dietro di noi all’improvviso compare una stupenda falce di Luna, con una evidentissima luce cinerea. Sarà di buon auspicio per l’eclisse? Fra due giorni lo sapremo; certo, le previsioni del tempo per la Spagna sono più che buone, ma non si può mai sapere: a volte basta una sola nuvoletta per rovinare completamente la festa.
Prosegue la picchiata verso la pianura, passando per Briançon, Gap, Sisteron e Manosque, per finire con Aix-en-Provence. Nel frattempo sorge il Sole, rivelando splendidi paesaggi, per noi del tutto nuovi, visto che da questa strada non eravamo mai passati prima. Il percorso si fa un po’ più monotono nel lungo tratto francese del viaggio, completamente pianeggiante: Salon-de-Provence, Arles (in piena Camargue, con il passaggio sul fiume Rodano), Nîmes, Montpellier, Béziers, Narbonne, Perpignan. Nelle poche fermate per sgranchirsi le gambe e per mangiare qualcosa, e nonostante si riescano a vedere soltanto da lontano alcuni monumenti, sembra di capire che si tratti di città e paesi veramente interessanti, nei quali pianificare una visita in futuro, con meno strumenti in auto e più tempo a disposizione.
E’ primo pomeriggio quando, finalmente, giungiamo in Spagna. La frontiera per l’autostrada è al Col du Perthus, un basso valico pirenaico. Qui sembrano esserci ancora dei discreti controlli su chi attraversa il confine, poiché vi sono alcune auto ferme a lato della strada, e i guidatori stanno mostrando il carico ai gendarmi. Per questa volta, però, noi passiamo senza intoppi. Nell’altro senso di marcia, invece, vi è una coda di quasi un chilometro. Mi preoccupo un po’, perché temo che al ritorno ci potremmo rimanere invischiati…
Il nostro primo obiettivo in Spagna è Matarò, una cittadina posta una trentina di km a nord-est di Barcellona, dove vive una mia amica che non vedo da molti anni, Alba. E’ senz’altro l’occasione ideale per rivedersi, ma purtroppo quel giorno non si riesce in alcun modo a telefonarsi (nonostante fossimo d’accordo sin da prima del viaggio); inoltre, Matarò non sembra la località turistica che ci immaginavamo. In Comune ci informano che vi sono soltanto due alberghi (che poi non riusciremo nemmeno a trovare). Dopo un paio d’ore di inutile girovagare, decidiamo di arrivare a Barcellona, e di chiedere aiuto all’ufficio turistico locale (che a Matarò, disgraziatamente, al sabato è chiuso).
Come previsto, l’ingresso in auto a Barcellona non è dei più rilassanti. Nonostante si abbia la cartina stradale, giriamo a lungo, prima di riuscire a posteggiare in un autosilo prossimo alla Plaza Catalunya. Inoltre c’è moltissima gente, una vera babele! Sono ormai le 19 quando, dopo una certa attesa all’ufficio delle informazioni turistiche, riusciamo a prenotare il nostro albergo per stanotte. Ci cauteliamo anche per lunedì sera, quando prevedibilmente torneremo qui dopo l’eclisse, e quindi prenotiamo una notte anche in un altro hotel.
Si mangia un boccone, poi il difficile percorso cittadino con l’auto verso il nostro albergo: impieghiamo quasi un’ora, continuamente invischiati tra sensi unici e semafori rossi interminabili, ma alla fine lo raggiungiamo. Ci possiamo finalmente concedere un po’ di riposo, dopo i primi mille km di viaggio. Di Barcellona abbiamo visto ben poco, e per lo più girando in auto, ma siamo qui per altri motivi…
 

SECONDO GIORNO (domenica 2 ottobre)
Il risveglio di domenica è un vero incubo: un cielo plumbeo saluta la nostra prima mattina in Spagna. E non è confortante pensare che alla seconda ci sarà l’eclisse…
Ripresa l’auto, si esce da Barcellona, per fortuna non impiegando troppo tempo e senza grandi intoppi. Prendiamo di nuovo la direzione del sud-ovest, poiché dobbiamo ancora raggiungere la fascia di territorio dove l’eclisse sarà anulare. Il tempo migliora rapidamente: su Barcellona c’è una sorta di immenso nuvolose nerissimo, ma altrove, e specialmente nell’interno, il cielo è assolutamente sereno e limpido. Andando avanti ci accorgeremo che le nuvole stazionano soprattutto sul mare, e secondo le varie previsioni, in buon accordo tra di loro, dovrebbero allontanarsi verso est nelle prossime ore: tutto sommato la situazione meteo sembra incoraggiante.
Il viaggio è lungo, ma molto meno pesante rispetto al giorno prima. Si passano Tarragona, Tortosa (con la foce del fiume Ebro), Castelló de la Plana. E’ proprio con quest’ultima città che si raggiunge la fascia di eclisse anulare, ma conviene cercare di avvicinarsi quanto più possibile al centro di essa, per avere una perfetta concentricità del Sole e della Luna. Si gira infine intorno a Valencia e si prosegue verso Gandia.
Abbiamo deciso di venire qui per almeno tre ragioni: anzitutto, è vicina alla fascia di centralità dell’eclisse, poi dovrebbe avere una buona ricettività alberghiera (infatti troviamo posto al primo tentativo), e infine sappiamo che a Gandia proprio in questo fine settimana si svolge la festa patronale, le cui celebrazioni quest’anno saranno arricchite da un grande evento naturale, per il quale sono state previste varie iniziative, in collaborazione con la locale Agrupación Astronomica de la Safor. Nel frattempo ci sentiamo con due nostri amici, venuti in Spagna con l’aereo: si tratta di Michele e Noemi, coi quali ho già condiviso la bellissima eclisse 1999 in Austria. Sono appena sbarcati a Valencia, hanno noleggiato un’auto e ci stanno raggiungendo a Gandia.
Intanto, Chiara ed io giriamo per Gandia e ci godiamo le prime fasi della festa. Vi sono un luna park, mercatini di ogni genere, con articoli provenienti da ogni parte del pianeta, palchi sparsi per la città, dove sembra si alterneranno cantanti e generi musicali dei più svariati, per non parlare di numerosissimi punti di ritrovo, animatori, degustazioni di specialità locali, ecc… Ad un certo punto torniamo indietro e ci incontriamo con Michele e Noemi, che trovano posto nel nostro stesso albergo. Trascorriamo le ore serali nuovamente per le vie di Gandia, in mezzo a fiumane di gente e tanta, veramente tanta allegria. Davvero una bellissima festa, ne valeva la pena! E anche noi abbiamo motivo di festeggiare, visto che il cielo sopra di noi è sereno e stellato, e che fra appena dodici ore vedremo la prima meravigliosa eclisse anulare della nostra vita…
 

TERZO GIORNO (lunedì 3 ottobre)
Ma l’alba dell’eclisse non sarà tranquilla come avevamo sperato. Gandia, alle 6.45 del mattino, è coperta di nuvoloni. Forse si tratta soltanto di nubi di umidità, e probabilmente (secondo le ottime previsioni del servizio svizzero Meteoblue, di cui ci informa Michele) schiarirà in poco tempo, ma a noi vengono tempestivamente i primi patemi d’animo. La colazione, un rapido consulto, e si decide di puntare verso le spiagge, non lontane. Ma girando per la città ci accorgiamo che verso l’interno vi sono ampi sprazzi di sereno, che probabilmente danno maggiori garanzie per l’osservazione. Usciamo da Gandia e ci buttiamo a capofitto verso ovest. In effetti la situazione migliora immediatamente, ma siccome le strade principali tendono ad allontanarci dalla linea di centralità dell’eclisse, ad un certo punto (nei pressi di Algemesí) pieghiamo decisamente verso sud. Il traffico del mattino comincia a farsi intenso: perdiamo minuti preziosi nell’attraversamento della medesima città, e nella circonvallazione della vicina Alzira. Superiamo Carcaixent, e finalmente avvistiamo un vasto spiazzo polveroso in mezzo ai frutteti che ricoprono tutta la zona. Ci troviamo nei pressi di alcuni incroci verso i paesi di Manuel, Vila-Nova de Castelló ed Alberic, nel comune de La Pobla Llarga, due o tre km a nord della linea di centralità, ma dobbiamo fermarci, poiché l’eclisse comincia tra una quarantina di minuti e noi dobbiamo ancora montare tutti i nostri strumenti. E’ improbabile che si possa trovare in poco tempo un sito migliore…
Per fortuna il cielo è splendido, e rimarrà tale per tutta l’eclisse. E’ anche limpido, e tutto attorno a noi si riescono a scorgere colline e montagne, anche molto lontane. I preparativi sono frenetici, ed all’inizio del fenomeno non saranno ancora del tutto terminati, ma avremo modo di seguire bene il primo contatto e le fasi immediatamente successive. A proposito dei vari tempi dell’eclisse, va detto che, prevedendo possibili cambiamenti del sito osservativo, ci siamo portati da casa, sul PC portatile di Chiara, l’ottimo software Occult. E’ stato davvero fondamentale, per i nostri programmi, poter calcolare con precisione gli istanti del secondo e del terzo contatto per il luogo in cui ci trovavamo. Il calcolo è stato quindi effettuato sul posto, in modo molto spartano, ma ne sono risultati i seguenti dati (in TU), che abbiamo verificato essere piuttosto precisi:

Per longitudine 359° 30’ 47” est e latitudine 39° 04’ 15” nord
Inizio dell’eclisse parziale (I contatto): 7h42’00”
Inizio della fase anulare (II contatto): 8h59’36”
Eclisse centrale: 9h01’42”
Fine della fase anulare (III contatto): 9h03’49”
Fine dell’eclisse parziale (IV contatto): 10h29’22”
Grandezza dell’eclisse: 95,1%

Il mio programma fotografico, tutto sommato, è semplicissimo: ho piazzato la prima macchina fotografica al fuoco diretto del newton 12cm f/6 e la lascerò lì per tutta l’eclisse, riprendendo un’immagine ogni dieci minuti durante le fasi parziali, aumentando di molto il ritmo nei momenti cruciali. Con la seconda macchina fotografica riprenderò a mano libera varie immagini paesaggistiche e del campo, sempre con i medesimi diaframma e tempo di esposizione, per documentare il cambiamento nelle condizioni di illuminazione. Anche Michele e Noemi riprenderanno alcune immagini col loro newton 13cm f/5,5, ma anche con un teleobiettivo (tenuto a mano libera), mentre Chiara è impegnata su più fronti: con il Konusky 15cm f/8, col Vista 8cm f/5 e con un obiettivo da 50mm cui è stata montata la webcam Toucam Pro modificata, per ottenere dei filmati dai quali estrarre delle sequenze. La sua fotocamera digitale, inoltre, garantisce la possibilità di riprendere (e poi mediare vantaggiosamente) numerosissime immagini. Completano la strumentazione un registratore, con il quale immortaleremo i nostri commenti durante la fase anulare, un termometro digitale di Chiara, per verificare il calo di temperatura, e numerosi altri filtri che ci consentiranno varie osservazioni ad occhio nudo.
L’eclisse avanza rapidamente; purtroppo il Sole è praticamente privo di macchie. Ad un certo punto sbuca, dalla stradina dove siamo arrivati, un carrettino di legno, guidato da un anziano e trainato da tre cavallini. Nel passare da noi si ferma e ci dice qualcosa, forse in valenciano, dato che non riusciamo a capire nulla; gli accenniamo soltanto due parole, “eclipse” e “italiano”. “Ah! Eclipse, eclipse!”, ripete, e comprendiamo che era sicuramente a conoscenza del fenomeno. Cerchiamo di dirgli che se vuole può venire ad osservare nei nostri strumenti, ma sembra che l’evento non gli interessi minimamente. Riparte col suo carrettino e raggiunge alcuni copertoni di camion, pieni di pietre, lasciati sulla stradina di lì a pochi metri: li lega dietro al carretto e comincia a trascinarseli in giro tra i campi. Questo deve essere il loro sistema per spianare le stradine di campagna!
Verso la metà dell’avanzata della Luna davanti al Sole, ci accorgiamo che la luce non è più quella di prima. Il cielo sta diventando di un colore azzurro sempre più carico, mentre gli oggetti tendono a riflettere una luce livida, come se stesse diventando “grigia” a poco a poco. E’ una sensazione strana e curiosa, difficilmente descrivibile. Ogni piccolo pertugio di qualunque oggetto diventa un foro stenopeico, che proietta al suolo l’immagine dell’eclisse parziale. Anche le ombre sono particolarmente strane, con le estremità che tendono ad acquisire la forma falcata: una mano sembra quasi un artiglio di tigre! Approfittiamo della circostanza per approntare numerosi cartoncini forati, con varie scritte, per scattare alcune immagini insolite all’eclisse avanzante.
L’inizio della fase anulare è previsto una manciata di secondi prima delle 11 di ora estiva. Già un quarto d’ora prima l’oscuramento è molto evidente, e tuttavia in alcun modo paragonabile a quello che si riscontra durante le eclissi totali. L’azzurro del cielo è sempre più cupo, e la luce intorno a noi continua ad essere estremamente insolita. Al telescopio, sul bordo della Luna, si individuano le silhouette di numerose montagne sullo sfondo della fotosfera solare. Negli ultimi minuti i due corni della falce si allungano molto velocemente, e l’effetto che ne risulta è davvero affascinante; nel finale, per alcuni secondi, le montagne lunari intercettano ancora la luce proveniente dal Sole, provocando la formazione di fugaci grani di Baily, ma alla fine i corni si congiungono: ha inizio la fase anulare!
Quattro minuti e tredici secondi. Tanto dura l’”anello di fuoco”, un tempo che, confrontato ai due minuti e ventuno secondi dell’eclisse totale 1999, sembra lungo un’eternità. C’è modo di effettuare numerosi scatti, sia al telescopio che al paesaggio, di ammirare l’anello in tutte le possibili varianti, al telescopio e ad occhio nudo, con vari tipi di filtri; c’è modo anche di guardarsi intorno e di gustarsi questo paesaggio irreale, riflettendo increduli sulla grandiosità di questo straordinario fenomeno della natura.
Sarà alla fine della fase anulare che i 253 secondi sembreranno comunque pochi. Al count-down per il terzo contatto qualcuno inveisce contro la Luna, che sembra volersi staccare con troppa fretta dall’abbraccio del Sole. Ma la meccanica celeste non transige, e con precisione svizzera sui tempi previsti da Occult si formano di nuovo i grani di Baily, quindi torna l’immagine falcata, con i corni che si accorciano velocemente. Finalmente abbiamo modo di sfogare la tensione che ci ha accompagnato finora e per tutto il viaggio: festeggiamo compostamente e ci scambiamo le impressioni su ciò che abbiamo visto, anche se, grazie al registratore, non è andata persa una sola parola di quello che ci siamo detti durante la fase anulare. I contadini locali continuano a girare coi loro carrettini, trascinando lentamente i copertoni di camion…
Infine, seguiamo tutte le fasi di uscita, con la temperatura che sale vistosamente; durante la fase anulare c’è stato un certo fresco, superiore a quanto ci aspettassimo. Purtroppo ci siamo dimenticati di effettuare una misurazione precisa, ma pochi minuti dopo il terzo contatto vi erano appena 17 gradi: considerando che nel pomeriggio la temperatura nei giorni precedenti era salita fin verso i 29, probabilmente ne possiamo concludere che l’eclisse ha palesemente rallentato il riscaldamento diurno della zona. Dopo il quarto contatto, smontiamo velocemente e ci dirigiamo tutti quanti verso Valencia.
Non si può andarsene da questi posti senza concedersi una magnifica paella valenciana! Questo è, infatti, il nostro principale obiettivo in città. Nonostante l’assoluto delirio del traffico cittadino, riusciamo a parcheggiare nelle vicinanze della stazione, ed a pranzare poco lontano. La paella, in effetti, si rivelerà la più gustosa mai mangiata in vita nostra!
Dopo pranzo ci separiamo da Michele e Noemi (che torneranno a Malpensa in aereo l’indomani): Chiara ed io dobbiamo partire per i primi 500 km del viaggio di ritorno, con obiettivo Barcellona (dove abbiamo la camera di albergo già prenotata). Inoltre, verso la fine dell’eclisse è riuscita finalmente a telefonarmi Alba: ci siamo accordati per trovarci in serata nella Plaza Catalunya.
A parte che per il caos nell’uscire da Valencia e nell’entrare in Barcellona, il viaggio fila liscio, e riusciamo a raggiungere l’albergo in prima serata. Dopo esserci sistemati, ci facciamo quindi un giro in metropolitana per raggiungere la Plaza Catalunya, incontrare Alba ed altri due amici, cenare velocemente insieme, e poi per vedere (quasi a mezzanotte) almeno la Sagrada Familia di Gaudì, uno dei più famosi e discussi monumenti di Barcellona. La sua costruzione è ancora ben lungi dall’essere conclusa, e tuttavia si tratta di un’opera davvero imponente, con tratti di incredibile originalità. Nel buio della notte, bisogna dirlo, il santuario è un po’ lugubre, ma è chiaro il suo indubbio valore artistico.
 

QUARTO GIORNO (martedì 4 ottobre)
L’ultimo giorno di questo pazzo viaggio lo passiamo quasi tutto in auto, percorrendo all’inverso le stesse strade dell’andata: si parte alle 9 da Barcellona, una breve colazione, e poi via, verso casa! Poco dopo le 11 facciamo il nostro ingresso in Francia: per fortuna alla frontiera non veniamo fermati. Ma subito dopo incontreremo un impiccio, che ci farà perdere più di un’ora: a Le Boulou la gendarmerie fa uscire tutti, ma proprio tutti, dall’autostrada, e fino a Perpignan dovremo sobbarcarci delle lente code all’interno di piccoli paesini, prima di potervi rientrare. Sul momento non si capisce la causa di questa scelta così drastica, ma più avanti sapremo di uno sciopero generale, in tutta la Francia, cui non si sono sottratti i camionisti, che hanno quindi bloccato un pezzo dell’autostrada. Il rovescio della medaglia è che, grazie al medesimo sciopero, oggi non pagheremo nemmeno un centesimo di pedaggio sulle autostrade francesi.
Pranziamo nei pressi di Narbonne, con un clima già autunnale (pioggia e forte vento da ovest), e per il resto il viaggio prosegue abbastanza monotono, fin oltre Arles. Ad un certo punto, poco prima di Salon-de-Provence, avvisto in lontananza, davanti alle nubi bianche, un cappio di fumo rossastro. Per fortuna stiamo andando proprio in quella direzione! Assisteremo infatti, dopo esserci fermati in una piazzola di sosta, ad uno splendido spettacolo della pattuglia acrobatica francese, non sappiamo se per una semplice esercitazione o se per una festività particolare. E’ la prima volta che ci capita di osservare dal vivo, e così da vicino, le fantastiche evoluzioni di questi aerei, e ci siamo ripromessi di andare a vedere, un giorno, anche le Frecce Tricolori italiane.
Aix-en-Provence è ormai vicina: da lì incomincia la lunga salita verso Gap, Briançon ed il Monginevro. Il clima, divenuto autunnale già prima del passaggio sui Pirenei, ora diviene davvero invernale: al valico c’è già la neve! Sembra incredibile essere passati dal caldo quasi estivo di Gandia e dintorni al gelo delle Alpi, nel giro di poche ore! Sono le 19, ma ormai Condove è vicina: ci arriveremo prima delle 20.30. Una fugace cena, lo scarico degli strumenti e dei bagagli di Chiara, e poi la nuova partenza verso Busto Arsizio, dove giungerò a mezzanotte, dopo 998 km percorsi oggi (2.996 in tutto) e col magnifico “anello di fuoco” ancora ben presente nei pensieri…