Campo astronomico al Col de Nivolet (AO) del 18/19 settembre 2004
 

Resoconto di Simone Bolzoni

Esattamente sei anni dopo la prima di tante avventure astronomiche al Col de Nivolet, sono tornato in questo favoloso sito per una nuova, intera notte di osservazioni. Chiara ed io partiamo da Condove verso le 14.30, per giungere al valico poco dopo le 17. Troviamo immediatamente il camper ed i possenti strumenti dei Sigg. Ghioldi, insieme al telescopio di Lorenzo Comolli e a quello di Giampiero Realmuto. Più tardi sul posto arriveranno pure Alessandro Gambaro e due astrofili del Gruppo "Rigel" di Arluno, e questi ultimi si posizioneranno ad una certa distanza da noi, ma con loro finiremo per socializzare. Alla fine saremo in nove, con un numero complessivo ben superiore di strumenti.
 
Gli ultimi preparativi dei (tanti) strumenti di Lorenzo Comolli (giacca arancio) e dei Sigg. Ghioldi. Il dobson sulla destra ha un'apertura di 28cm.
Non è ancora buio, ma Giampiero Realmuto sta già aspettando il passaggio della Stazione Spaziale ISS (che sarebbe avvenuto in serata). Dietro al C8 di Giampiero, gli strumenti di Chiara e Simone, e l'ultimo sole sulla Grivola (m. 3.969). Foto di Alessandro Gambaro.
Alessandro Gambaro, in una sua foto accanto alla propria solida strumentazione.
Gli strumenti e gli autori di Sheratan, Simone e Chiara. Foto di Alessandro Gambaro.
Giosuè Ghioldi accanto ai suoi strumenti. La foto, di Lorenzo Comolli, è stata scattata nella giornata di sabato 18 settembre, quella intermedia tra le due loro nottate osservative. Sullo sfondo i ghiacciai del Gran Paradiso (m. 4.061).
Sempre nella giornata di sabato 18 settembre, Giampiero Realmuto si dedica al safari fotografico "telescopico", in attesa della notte, ancora lontana. Foto di Lorenzo Comolli.

Giampiero, Lorenzo e i Ghioldi si trovavano al Nivolet già dalla notte precedente, che aveva conosciuto fasi climatiche alterne. Ci assicurano che invece oggi non si è ancora vista una nuvola (ma noi le abbiamo incontrate salendo, più in basso nella valle), quindi montiamo fiduciosi anche i nostri telescopi. I preparativi, avviati molto tempo prima del tramonto del Sole, sono assolutamente tranquilli, e ci permettono anche un po’ di safari fotografico ad una marmotta nelle vicinanze del campo, nonché ad un camoscio che rumina tranquillo sul pendio che dà verso il Gran Paradiso.
 
Giosuè Ghioldi e Lorenzo Comolli accanto ai loro strumenti, che per tutta la notte riprenderanno splendide immagini deep sky.
Chiara impegnata nella messa a punto del Konusky 15cm; alla sua sinistra il Meade S-C 8" ed il newton 12cm di Simone, più dietro il C8 di Giampiero Realmuto. Si noti la "selva" di treppiedi fotografici, pronti per l'uso. Fanno da sfondo uno dei laghetti del Nivolet ed il gruppo dell'Aiguille Rousse (m. 3.482).
Il Meade S-C 8" in una insolita versione "Sputnik". Sullo sfondo la Grivola, ormai al sole del tramonto. Foto di Chiara.
La postazione osservativa al completo, eccezion fatta per gli astrofili del Gruppo di Arluno, piazzati a diversi metri fuori campo in basso sulla sinistra.
Chiara ha ripreso la vetta del Gran Paradiso poco prima del tramonto del Sole.
Un'altra fase dei preparativi. Da sinistra il Meade S-C 8" di Simone, Chiara con il suo Konusky 15cm (giallo) dietro al newton 12cm (rosso) di Simone, quindi Giampiero Realmuto col suo C8.
Un solitario e tranquillissimo camoscio, disteso sul pendio che dal Nivolet, verso est, dirige alla volta del Gran Paradiso. Queste due riprese sono state ottenute da Chiara semplicemente accostando la sua digicam, una Nikon Coolpix 4300, al telescopio, senza un apposito attacco.

Una volta buio, il cielo del Nivolet si rivela come sempre grandioso, grazie alla quota ed alla notevole distanza dai grandi centri urbani, come Torino. Dopo lo stazionamento delle montature, presto tutti cominciano a darsi da fare, e ne avranno per l’intera notte, grazie ad un tempo effettivamente molto stabile. La temperatura è scesa lievemente sotto lo zero nelle ore del mattino (lo prova la brina che abbiamo rinvenuto sul prato e sui tetti delle auto), mentre l’umidità ha avuto un forte picco prima di mezzanotte (che ha provocato il totale appannamento della lastra correttrice del mio Meade S-C 8”); per fortuna subito dopo si è alzata un’arietta che ha di nuovo abbassato l’umidità relativa, evitando ogni tipo di problemi di condensa agli strumenti nella seconda parte della notte.

Lorenzo e i Ghioldi riprendono continuamente immagini con la loro notevole strumentazione, a volte coadiuvati da Giampiero e Alessandro, i quali comunque utilizzano a fondo pure i loro telescopi. I due ragazzi di Arluno infilano riprese a raffica una dietro l’altra, totalizzando alla fine ben sei ore di pose guidate ciascuno (!). Chiara ed io abbiamo programmi osservativi meno stringenti: osserveremo molto visualmente, e riprenderemo soltanto alcune immagini. Ciò nonostante, io mi sono preparato una scaletta di oggetti particolari da vedere nel corso della notte, ad orari dettati dalla loro culminazione, o comunque dal momento di migliore visibilità.

Dopo qualche osservazione della falce di Luna crescente (che calerà molto presto, e della quale riprenderemo il tramonto dietro alla Punta Basei, riflesso nelle acque dei laghetti del Nivolet), apro le osservazioni “vere” con la cometa C/2001 Q4 NEAT, ancora visibile dopo l’ormai lontano show del mese di maggio. La NEAT si presenta con magnitudine intorno a +10, ma sembra ancora mostrare un falso nucleo (se questo non è in realtà una stellina di campo); la chioma appare regolare, di forma tondeggiante, e senza particolari dettagli, se non un incerto getto osservato utilizzando forti ingrandimenti. La cometa è facilmente visibile accanto ad una stella di 7^ grandezza nella costellazione del Drago, sia utilizzando il Meade, sia con il vecchio newton 12cm f/6. Probabilmente questa osservazione della NEAT è stata l’ultima in assoluto, visto che ho deciso di non seguirla più nei prossimi mesi.
 
In questa ripresa di Chiara, la Luna sta per tramontare dietro alla Punta Basei (m. 3.338), riflessa in uno dei laghetti del Nivolet. E' visibile anche una luce del Rifugio Savoia.
Ancora la Luna, più ingrandita, al tramonto dietro alla punta Basei. Foto di Chiara.

Nella costellazione del Capricorno, poco a sud della stella Kappa, si trova invece un famoso asteroide “near-Earth”, quelli che periodicamente sfiorano la Terra. Si tratta di (4179) Toutatis, che, per l’appunto, il 29 settembre passerà ad appena 1,4 milioni di km dal nostro pianeta. L’oggetto misura appena 4 x 2 km, ed è piuttosto brillante, di magnitudine +11. Nonostante ciò, per trovarlo sono necessarie una cartina stampata da Chiara col programma Cartes du Ciel, e un’immagine di riferimento della Digitized Sky Survey (DSS). Lo rintraccio intorno alle 23.15, accanto ad una stellina di campo dalla quale presto il pianetino si separa, dirigendo nettamente in direzione sud-sud-ovest. Tento una ripresa al fuoco diretto f/10 del Meade, con 10 minuti di posa. Chiara ed Alessandro osservano Toutatis al fuoco del Meade, Alessandro tenta pure una ripresa, mentre poco dopo anche Lorenzo rintraccia l’oggetto e lo riprende coi suoi strumenti. Tutta questa attenzione è giustificata dal fatto che il passaggio 2004 di questo pianetino accanto alla Terra è uno dei più favorevoli del secolo; purtroppo Toutatis, nel periodo di massima vicinanza al nostro pianeta, sarà visibile soltanto dall’emisfero australe: ecco quindi il motivo di tanta solerzia nel cercarlo già 12 giorni prima.

Un altro asteroide che ha riscosso una certa attenzione è stato (9) Metis, soprattutto per l’apparente vicinanza alla galassia a spirale NGC 7727, nella costellazione dell’Acquario. Osservo la coppia dopo la una, poi tento una ripresa al fuoco ridotto f/5 del Meade, con posa di 30 minuti. Il pianetino è di magnitudine +9, ma si trova a debita distanza (circa 15’) dal centro della galassia. La spirale stessa diviene un interessante soggetto di osservazione: è visibile tutta una regione centrale molto brillante, che sembra composta da regioni ellittiche concentriche, ma disassate tra loro, come se fossero orientate tutte in modo diverso; al di fuori di questa regione luminosa è visibile un alone molto vago e stemperato nel fondo cielo, ma le braccia a spirale rimangono irraggiungibili. Nella stessa zona di cielo è presente un’altra bella galassia, la NGC 7723, da segnalare per una prossima osservazione.

Nella grande notte del Nivolet c’è spazio anche per seguire una possibile occultazione asteroidale, intorno alle 2.26, protagonisti l’asteroide (3141) Buchar e la stella 2UCAC 43932586, un astro di magnitudine +11,2 situato nel cuore della costellazione di Auriga. La fascia prevista passa sulla riviera ligure di ponente, sull’Appennino lombardo, sulla Lombardia orientale e sull’Alto Adige; infatti, al Nivolet l’evento si rivela come negativo. Però, si è avuto spunto per esplorare brevemente il profondo cielo di quella regione, centrata sulla stella Fi Aur: gli ammassi M 38 e M 36 (magnifici), l’altro ammassino St 8, pervaso dalla nebulosità IC 417, purtroppo scarsamente visibile, anche facendo uso di un filtro Lumicon UHC, la piccola ma brillante nebulosa NGC 1931, e poi l’altra bella nebulosa IC 410 (centrata sull’ammasso NGC 1893) davvero ottimamente visibile (a sorpresa) col medesimo filtro.

Nella galassia a spirale NGC 2403 (costellazione della Giraffa) si osserva nuovamente la brillante supernova SN 2004dj, ancora con una magnitudine stimata tra la +12 e la +12,5. La si vede abbastanza bene anche al newton 12cm f/6, ma quella che al Nivolet ha tutto un altro aspetto è la galassia in sé, solitamente oggetto piuttosto evanescente anche da siti di media montagna, nonostante le dimensioni e la relativa vicinanza alla nostra galassia. Chi osserva la supernova per la prima volta (come i due astrofili del Gruppo di Arluno) si mostra assai incuriosito: gliela ho mostrata a fine nottata, altrimenti forse l’avrebbero ripresa anche coi loro strumenti.

L’ultima diversione del campo dal profondo cielo si ha poco tempo prima dell’alba, quando nella costellazione dell’Eridano viene rintracciata la nuova cometa C/2004 Q2 Machholz, la quale promette una lunga e favorevole visibilità ad occhio nudo nel corso del prossimo inverno (da febbraio sarà persino circumpolare); ai primi di gennaio avvicinerà le Pleiadi e raggiungerà una magnitudine attorno alla +4, secondo previsioni. Nonostante una magnitudine simile a quella della NEAT (+10), la Machholz sembra già più interessante, mostrando una forma comata; si vede pure un debole falso nucleo e la regione centrale si mostra discretamente brillante. A questa cometa concediamo uno sguardo praticamente tutti: speriamo in un bello spettacolo tra qualche mese…

Per il resto, il campo è consistito quasi esclusivamente in splendide osservazioni di profondo cielo: mi sono concentrato a lungo sulla regione di Cassiopea, senza prenderne alcuna foto ma osservando nel dettaglio molti oggetti. L’avvio si ha dall’ammasso aperto M 52, piccolo e ricchissimo, su un sottofondo galattico davvero da brividi; la vicina Bubble Nebula (NGC 7635) si rivela visibile anche nel newton, grazie al solito filtro UHC, specialmente intorno ad una stella di 9^ grandezza, ma non se ne riconosce la forma: la famosa bolla è troppo difficile da osservare con normali strumenti da dilettanti. Notevole il colpo d’occhio su tre lontani ammassini nei pressi della stella Beta: NGC 7788, NGC 7790 e H 21, mentre il grande NGC 7789 appare assolutamente meraviglioso con qualsiasi strumento e con qualunque ingrandimento. NGC 103 sotto questo cielo si confonde in un sottofondo galattico ricchissimo, mentre le due nebulose IC 59 e IC 63 sono soverchiate dall’incredibile splendore di Gamma Cas, e questo nonostante cercassi di tenere la stella fuori del campo oculare, e utilizzando il solito filtro UHC. Meravigliosa, invece, la NGC 281, ottimamente visibile grazie al medesimo filtro. Splendidi pure i due ammassi NGC 457 e NGC 663, che sotto questo cielo mostrano tutta un’altra appariscenza. Il tour in Cassiopea, alla fine della notte, resta molto parziale: è stata vista solo un’esigua minoranza di ciò che offre questa bellissima costellazione!
 
Nelle ultime ore della notte Chiara ha ripreso un notevole numero di immagini digitali della Nebulosa di Orione (M 42). Mediandole ed elaborandole ha ottenuto questo risultato (clicca sull'immagine per ingrandire).
Una posa di un'ora in direzione del Gran Paradiso mostra sorgere le stelle della costellazione del Toro: la rossa Aldebaran con le Iadi (sulla destra), le Pleiadi (in alto a destra), Beta Tau, Iota Aur e Theta Aur (in alto a sinistra). Foto di Chiara.

Ma la survey di profondo cielo è proseguita anche altrove: ecco un piccolo promemoria degli oggetti osservati. M 31, con le due compagne M 32 e NGC 205, era di una bellezza arcigna, e di dimensioni incredibili: bellissima con qualsiasi strumento e potere, e grandiosa pure ad occhio nudo. M 37 e M 35, da poco spuntati dalle montagne, erano già splendidi nel Konusky di Chiara; la IC 5067-70 (Pelican Nebula), o almeno una parte di essa, era meravigliosa in una ripresa CCD di Ghioldi; ancora il Konusky ha offerto una strepitosa visione della NGC 6960 (Veil Nebula), con un’infinità di dettagli affascinanti. Osservati anche l’ammasso NGC 2244 e la NGC 2237-39 (Nebulosa Rosetta); nel vicino Orione molta meraviglia ha destato, a tutti, l’impareggiabile visione di M 42, con M 43 e le nebulose a riflessione NGC 1973-75-77, oltre all’ammasso aperto NGC 1981. Ben visibile la NGC 2024 (Nebulosa Fiamma), ma non la Testa di Cavallo, per via dell’incredibile chiarore emanato da Zeta Ori e Sigma Ori in quella zona. Splendidi NGC 869 e NGC 884, il Doppio Ammasso del Perseo, nel newton 12cm f/6, così come le Pleiadi (M 45), e come il largo ammasso Mel 105, “centrato” dalla Stazione Spaziale ISS in avvio di serata, passata a meno di un grado da Mirfak (Alfa Per). La regione del centro galattico è stata invece esplorata nella prima ora di buio: M 17, M 22 (fantastico), M 8 (eccelsa nel Konusky), M 20, M 21, M 16 (ottima col filtro UHC), e tutta la zona al binocolo 7x50. Grazie al suggerimento dei due astrofili del Gruppo di Arluno, due ottimi oggetti osservati sono stati la galassia NGC 253 (incantevole, come in fotografia) e l’ammasso globulare NGC 288 (quasi completamente risolto in stelle), sui quali sicuramente si è avuta la miglior visione di cui mi ricordi. Altre splendide immagini: le galassie M 81 e M 82, e poi la planetaria M 27, eccelse le prime col newton 12cm, la seconda nel Konusky.

Tre i pianeti osservati, anche se brevemente: Nettuno, Saturno e Venere, quest’ultima assolutamente accecante. Come abbiamo appurato, prima dell’aurora si vedevano le ombre degli oggetti proiettate dalla luce di Venere.
 
Venere brilla nel cielo orientale, quando già cominciano a vedersi le luci dell'alba. In questa ripresa di Chiara si riconoscono anche le stelle del "Falcetto" del Leone.
Il cielo schiarisce velocemente in direzione nord-est, subito sotto al Gran Carro dell'Orsa Maggiore (sulla sinistra) e dietro alla Grivola. Con l'avvicinarsi dell'alba si scopre la presenza di alcuni lievi cirri, che per fortuna non hanno disturbato le osservazioni. Foto di Chiara. 

Con un cielo così bello, sono sempre in buon numero le meteore: personalmente ne ho viste una ventina, ma chi aveva più spesso gli occhi al cielo ne ha viste senz’altro di più. Splendida, fra tutte, una Cignide che ha attraversato l’Aquila dirigendosi a sud tra Sagittario e Capricorno. Una piccola meteora mi ha attraversato il campo oculare anche durante l’osservazione di (4179) Toutatis.
 
Una mezz'ora dopo la foto precedente: i veli sono quasi ovunque nel cielo, e si tingono delicatamente di rosa. Foto di Chiara.
L'alba incombente sopra la vetta del Gran Paradiso. Si riconosce già il biancore dei ghiacciai. Foto di Chiara.

Per smontare gli strumenti, Chiara ed io abbiamo atteso che ci fosse un minimo di luce per l’aurora: alle 6 abbiamo smesso di osservare, e un’ora dopo partivamo subito per tornare verso Condove, mentre gli altri hanno dormito o al Rifugio Savoia (Giampiero e Alessandro), o in auto (i due del Gruppo di Arluno) o nel camper (i Ghioldi e Lorenzo). Notte fantastica!
 
All'alba, con la luce solare radente, ogni montagna acquista una fisionomia inaspettata, come l'Aiguille Rousse, qui ripresa da Chiara sulla via del ritorno.
Le Levanne (m. 3.619) sono il gruppo montuoso che separa il Parco del Gran Paradiso da quello francese de la Vanoise. Foto di Chiara, all'alba.
I due laghi artificiali che si incontrano salendo al Nivolet: in primo piano l'Agnel, sullo sfondo il Serrù. Il primo, che si trova ad una quota leggermente superiore, mostra normalmente una colorazione molto più scura dell'altro. Foto di Chiara.
I tornanti della strada che sale al Col de Nivolet, nel tratto sopra il lago Agnel. Sullo sfondo il gruppo delle Levanne. Foto di Chiara.

 

Resoconto di Chiara Riedo